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13 novembre 2006

Solito viaggio verso la vecchia Bologna

Infreddolita ho aspettato il solito piccolo treno che passa, ogni giorno, più o meno allo stesso orario, per questa stazione di periferia dove da ormai cinque anni mi fermo ad osservare le persone, a leggere messaggi scritti sulla panchina di legno pesante della sala d'attesa, a guardare più lontano possibile e a tendere l'orecchio. Ho scoperto un tavolino! Ho avuto la fortuna di prendere un treno vecchio abbastanza e, mentre cercavo un posto tranquillo per leggere, in una carrozza é comparso uno di quei bar che avevano addirittura banco e saracinesca! Ho Aperto il mio taccuino nero e, dopo tanto tempo, ho scritto. Ho Scritto davanti al finestrino, osservando la pianura padana che stamattina mi sembrava addirittura bella. Avevo una disperata voglia di un buon caffé e, mentre scrivevo, già mi rendevo conto che questo vomito di parole calde sarebbe stato solo un ridicolo palliativo.
Sono Scesa, ma ho immaginato il viaggio del treno che continuava... le colline dominate dalla rocca di Gradara, la galleria con quella inspiegabile linea bianca che avrebbe cominciato a salire e scendere, la scogliera di Pesaro che avrebbe tolto il sole alla spiaggia e il golfo, il faro, il duomo, mia madre che mi avrebbe aspettato sul sesto binario.
Sono arrivata in anticipo e mi sono immediatamente diretta verso l'università. Appena entrata ho comprato qualche minuto d'attesa infilando una monetina nella macchinetta che, tra vari rumori, mi ha preparato un caffè automatico e ritardatario, nonostante tutto bello caldo. Probabilmente sarebbe stato meglio fermarsi qualche minuto in un bar, osservare le persone per la strada mentre il cappuccino bollente avrebbe a poco a poco appannato la vetrina. Ma avevo voglia di nascondermi in mezzo ad una folla che mi assomiglia. La strada, oggi, era come acqua e ogni passante, veloce nuotatore, l'infrangeva. Ad ogni bracciata diventava vaporosa e così, io, vi cadevo dentro. Sentivo di occupare lo spazio abusivamente; i miei venti minuti di apnea sarebbero terminati se non avessi allungato il passo. Lunghissima via indipendenza, infinita via Irnerio, via Mascarella, girare l'angolo... (respiro)... l'università!
Bologna, oggi, mi é sembrata infinitamente lontana.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perche non:)