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01 agosto 2011

"Mum, mum we are landing on the clouds!"

Con queste parole, pronunciate da una bimba affascinata dal volo e dai panorami vaporosi del cielo grigio d'Irlanda sono atterrata a Dublino. Le nuvole qui corrono talmente forte che verrebbe voglia di stare a guardarle per ore e ore. Squarci di blu intensissimo appaiono a volte a far da contrappunto ai verdi incredibili della campagna.
Due giorni nella capitale sono stati sufficienti a farmi innamorare dell'Irlanda e degli irlandesi. Tanti stereotipi si sono già infranti e, ora che sono arrivata a Galway, sulla costa atlantica, il desiderio di affacciarmi sull'oceano si fa sempre più forte.
Dublino, è quasi inutile dirlo, è una città piena di colori, musica, cultura. Per le sue strade sono passati scrittori e uomini di teatro del calibro di Joyce, George Bernard Shaw, Wilde, Beckett. Scopro di averli amati da profana, perché amarli nella loro terra d'origine assume un altro rilievo. Vi sono infiniti giardini e splendide corti in cui meditare, validissimi musei da esplorare. Dopo aver camminato per chilometri e chilometri lungo le vie del centro sono riuscita a trovar tempo per il Museum of Decorative arts & History (che ospitava un'interessantissima mostra sull'arte giapponese, nonchè un angolino etnografico), L'Irish Film Institute, L'Irish Museum of Modern Art e, grazie a Stefano, la biblioteca storica del Trinity College.
La cucina è ottima, sempre grazie a Stefano ho potuto assaggiare una bayles chocolate cheese cake che si è assicurata un posto eterno nella mia memoria gustativa. Realizzo solo ora che, pur avendo sangue nomade, non ero mai partita per l'estero da sola e tantomeno ero stata via così a lungo. Casa mi manca, ma in maniera strana: piuttosto che tornare vorrei portare casa qui, impacchettare tutti gli affetti, tutti gli oggetti, tutti i sapori, gli odori, i sorrisi e portarli a Galway almeno per un po'. Mi rendo conto che già pianifico come ritornare, se rimanere. Per cominciare spero che questo agosto non sia né troppo lungo, né troppo corto, ma per una volta a misura dei miei sentimenti che ho portato a scongelare al nord, data la mitezza della temperatura umana.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hai descritto così bene queste terre che sembra di esserci stata almeno per il tempo di lettura!Che meraviglia!Ti scrivo dallo schermino dell'iPhone perché non ho il pc e sono ancora in calabria,per me cosi familiare,assolata,sanguigna e ingombrante,,ma pur sempre amata.E dove Eva,dimenticate le "buone" abitudini di casa, e'sempre piu'vivace circondata così com'è da parenti che vediamo una volta l'anno...
Ci vediamo a settembre dunque!
Un bacio grande