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26 maggio 2007

Chiedo scusa e racconto altro.

Chiedo scusa a chi aveva già commentato perché ho soppresso, insieme alle mie parole, anche la vostra libertà di espressione e a chi non l'aveva ancora letto perché, chissà, forse ci avrebbe trovato qualcosa. Qui c'era un post, anzi c'era un racconto. Ma è una cosa troppo intima che deve ancora crescere. Semplicemente non ce la facevo a vederlo lì, non era il suo posto. Senza considerare che sotto i vari strati di lettura (trasparenti) ero nuda, proprio io che odio anche il costume o i pantaloni corti.
Ho poche cose da dire di questi giorni: nonostante l'ennesima disgustosa conoscenza, l'umanità non riesce ancora a schifirmi del tutto, la amo, forse perché sono così poco capace di amare me stessa. Con la scrittura, carne di carta, ho riscoperto il treno e vi ho reincontrato un vecchio poeta, condannato all'indifferenza.
Domani voto e, dopo dieci anni di fiducia incondizionata, seppure turbata, credo che non voterò il mio partito.
Ne approfitto ancora una volta per salutarvi tutti dalla mia Ancona. Accettate questa lettera virtuale e collettiva. Qua piove e l'odore dell'erba è quasi una sensazione mistica; le spiagge si spopolano e il mare torna ad essere un ottimo compagno. Osservo curiosa le poche cose che conservo ancora in questa cameretta in cui ho vissuto troppo poco; vivo ancora una volta sensazioni troppo forti per dividerle fra due luoghi: il cuore un battito pulsa e un battito va a vuoto. La sera, prima di dormire, mi lascio deliziare dal femminismo (o la femminilità?) di Virginia Woolf, di giorno affronto pagine di semiotica del testo. Scopro e riscopro che è quello che vorrei fare della mia vita: studiare, crescere, osservare, cercare di capire e poi condividere.

22 maggio 2007

Filosofia del mattino in mercato

Fra peperoni, tendaggi, galline, abiti tarocchi al mio orecchio stamattina è giunta questa perla di saggezza, alla faccia del prete e del suo giro di benedizioni. Lo scrivo come si legge, perdonate la mia ignoranza linguistica parmigiana.
Trattasi di un cliente (direi abituale) del banco dei salumi che risponde alla moglie che lo rimprovera perché, nonostante il colesterolo, lo scova a comprarsi un bel pezzettone di lardo.
Dammi qua, dammi qua...

...El cosi bonni a ia magn d'ed chi, el cosi grami a ia les per d'ed là.

18 maggio 2007

Le 25 canzoni

Bene, ormai ci sono stata tirata dentro da quel simpaticone di ed e, anche se credevo di esserne miracolosamente immune, l'epidemia delle catene bloggose ha infettato anche me...

Dunque... devo trovare le 25 canzoni della mia vita... della mia vita... avendo 24 anni potrei quasi arrischiarmi a trovarne una per anno e ci si infilerebbero inevitabilmente: "sei come la mia moto" cantata a squarciagola nel vecchio ducato bianco di famiglia nelle innumerevoli vacanze e trasferte europee, "i puffi", "dolce Lassie" (ve la ricordate? Sei tu, bau, bau, mia Lassie tenerissima) e naturalmente quelle che mi cantavano i nonni: "vecchio scarpone", "papaveri e papere", "Montagne verdi", "vola colomba".
Nelle manifestazioni mi hanno poi accompagnato "El pueblo unido jamas serà vencido", "Per i morti di Reggio Emilia", "Fischia il vento", Bella ciao", "I treni per Reggio Calabria".
E, anche se viene sempre voglia di censurarle, "Ti sento vivere", "Nobody Else", "La canzone del sole"... e, ovviamente, "Sara" (svegliati è primavera, odiosi, in quanti me l'avete cantata!)

Ma sarò seria, perlomeno ci proverò.
Adoro la musica ma non è il mio campo, sarebbe stato più facile col cinema o con la letteratura.
Inoltre devo riuscire a caratterizzarle come fondamentali per la mia vita, anche a rischio di tirare fuori dei titoli banali. Poi farmi scegliere fra i titoli di Guccini o De Andrè è da sadici ma va bhè, vediamo un pò...

Scirocco, Guccini
La città vecchia, De Andrè
Stranamore, Vecchioni
Prospettiva Nevski, Battiato
Africa, Toto
Venceremos, Inti-Illimani
Contessa, Pietrangeli
Alfama, Madredeus
Inno, Mia Martini
God save the queen, Sex pistols
Gadjo Dilo, Nora Luca
La banda del sogno interrotto, Modena city ramblers
Pablo, De Gregori
Comunista, Lucio Dalla
Sultans of Swing, Dire Straits
San Luisera, Compay Segundo
Kalashinkov, Bregovic
Goodbye Macedonia, Kočani Orkestar
Losing my religion, R.E.M.
Wish You Were Here, Pink Floyd
The fountain of salmacis, Genesis
Ballata del piccolo an, Ivan della Mea
Borghesia, Lolli
Giochi proibiti, Anonimo
A woman left lonely, Janis Joplin

Mamma quanto devo crescere musicalmente... capperi quante altre ne avrei messe volentieri... ma dai, su, in fondo sono abbastanza soddisfatta! Stavolta coinvolgo Gianfranco, gloutchov, kaiserfranz, Choppa, Marco.
Ma solo cinque ne posso coinvolgere? Io a dirla tutta vorrei sapere i titoli di tutti i miei amici blogghettari, vedete voi, a vostra pazienza ;)

Per esempio Radiant se ci sei che ne dici di farla anche tu? :P
E la bella Carlotta che si è rovinata con le sue mani ;)
Anche Spina ormai è coinvolto ufficialmente! Azzi suoi! :D
Si aggiunge un'altra bella: Feowyn
Fate un salto anche da Princeps, mi raccomando!
Che bello barare apertamente alle regole!

La bella emiliana morbida.


Bologna non è una città, Bologna è una donna. Bologna è una donna dai seni grandi, dai fianchi morbidi e perfettamente rotondi. Bologna è una campagnola inurbata, una nobile bottegaia. Guccini la canta con sapore di romagna. Bologna è romagnola nei gesti, nei sorrisi, nella vitalità, ma non nel vestire. Bologna non porta vestaglie a fiori per coprire il costume e non sta ore in spiaggia. Bologna non è senza colli e strade d'acciottolato. Non è senza i riflessi nella fontana del Nettuno, senza la sua ombra, con cui, chissà, si potrebbe scovarla a fare l'amore, magari nascosta nella penombra di un palchetto del comunale o fra i giardini di S.Luca, quella falsa romantica che ha bisogno di stelle per pronunciare rare parole d'amore.
Scoprire Bologna di notte, fra infinite coppie che ballano una musica immaginaria davanti palazzo D'Accursio, è sempre squisitamente intimo. Appoggiarsi al suono dell'acqua che si tuffa in altra acqua, l'acqua dei tanti canali nascosti.
Passare per piazza S.Stefano, ricordare i frati neri in veste bianca che si muovono silenziosi fra splendidi chiostri, sedersi un momento ad un tavolino, mentre comincia a farsi fresco.
Parlare soprattutto. Parlare piano di cose normali fra sensazioni che si vestono di poesia. Scoprire chiuso il pesante portone dell'università, chiuso sull'ultimo esame dato, tenere lontani gli impegni e le incertezze. Veder passare un vecchio professore che torna a casa pensieroso e le ultime serrande che, rumorosamente, si chiudono su un'altra giornata.
Trovare, seguendo i portici, l'osteria dé poeti e sedersi in una stanza dal profumo di cose vere, davanti ad un caminetto spento, ascoltare, oltre il muro, una musica.
Accompagnati da una candela, fra le righe di carta, scegliere insieme sapori e profumi, cordialità. Accarezzare piano il piatto per non finire mai.
Poi, improvvisa, ritrovare la fretta, la fretta di vivere, di vedere. Uscire quasi di corsa e tuffarsi di nuovo in una passeggiata morbida. Indossare sulla pelle d'oca la maglia appena comprata e stare vicini per non sentire uno strano freddo di Maggio. Emozionarsi persino alle luci dell'autostrada, una lunga via diritta e deserta di cui non si vede la fine e che viene sempre voglia di continuare a percorrere.

16 maggio 2007

Unibo(h) 2

Ho la tremarella, vorrei che fosse già sera, guardo fuori dalla finestra sospirando e agognando libertà.
Ho distrutto tutte le penne a portata di mano.
Ho guardato Gabriele con occhi disperati e l'ho costretto a ripetermi: "Lo sai, stai tranquilla che lo sai"
Allora, per non decidermi ad andare a prendere il treno, ma avere ancora un momento prima di tuffarmi nell'incubo, sono andata a contarli recuperando la fotocopia del vecchio libretto della triennale: questo è il mio ventinovesimo esame.
Ma non ci si abitua mai?

07 maggio 2007

Il cinema non è immune dal tempo né dalla malattia.

Mai pensato all'aspetto materiale del film, alla pellicola cinematografica?
Affascinante questo paragone del declino di una pellicola al nitrato con la peste. Del corpo-cinema col corpo umano. Del restauratore cinematografico come medico, o forse, ancora, come stregone.
Da studiosa di cinema ed ex-proiezionista riporto (perché difficilmente si pensa al cinema in toto, ma più spesso solo all'atto del film proiettato sullo schermo):

Michele Canosa, Per una teoria del restauro cinematografico in Gian Piero Brunetta, Storia del cinema mondiale, Torino, Einaudi, vol. V

[Le Théâtre et la peste di Antonin Artaud]
...il corpo si ricopre di macchie rosse di cui l'ammalato s'accorge improvvisamente solo quando incominciano ad annerire. (...) Al centro di ogni macchia si formano punti più infuocati, intorno ai quali la pelle si solleva in vesciche, come bolle d'aria sotto l'epidermide di una lava, e queste bolle sono attorniate da cerchi, l'ultimo dei quali, come l'anello di Saturno intorno all'astro incandescente, indica il limite estremo di un bubbone.

[Rapporto della Fiaf redatto nel 1965 da Herbert Volkmann]
L'immagine argentata si decolora, diventa brunastra e appassisce. Le spire della pellicola cominciano a diventare molli e danno luogo alla formazione di una sostanza gelatinosa. Appaiono delle bolle e si sviluppa un odore pungente. L'intera pellicola comincia a coagularsi in un'unica massa compatta. Il supporto si disintegra in una polvere bruna e l'odore si fa acre. Quando la pellicola tocca uno dei suoi ultimi stadi diventa esplosiva e assai pericolosa, dunque dev'essere bruciata.

05 maggio 2007

Amsterdam e il compleanno della regina

Per cominciare alla grande il racconto di questi quattro giorni olandesi qui sotto potete vederci con le cuffiette del rijks museum in crisi nel tentativo di inviare a casa un video messaggio di saluti :)



Le 11 ore di automobile le abbiamo trascorse ripassando il mio libro di "Organizzazione di eventi culturali e audiovisivi". Gabry leggeva, io guidavo, studiavo, mangiavo... una ricerca scientifica ha stabilito che le donne riescono a fare più cose contemporaneamente, cosa la quale gli ometti non riescono a fare :P
Il paesaggio svizzero, come sempre, sulle prime stupisce, poi diventa ripetitivo. In Germania si può spingere un pochettino in più sull'acceleratore ma l'autostrada è circondata per tutto il tragitto da piante. Siamo riforniti per benino di dolcetti, stuzzichini, succhi di frutta.
Arriviamo in un parcheggio non troppo lontano dal centro, uno dei P+R che ci permette di lasciare la macchina coperta e custodita a 16 € circa per tre giorni, offerta incredibile perché i parcheggi di Amsterdam sono risaputamente costosi. Ci omaggiano persino di due biglietti del tram che non si spiega il perché ma dobbiamo riportare timbrati (dobbiamo dimostrare di averli usati?). Tram che usiamo poco nel solito tentativo di distruggerci i piedi mordendo metro per metro tutta la città con le sole nostre forze, ma che sono veramente comodi e frequentissimi.
L'approccio con l'albergo non è dei migliori. Anche i due stelle sono carissimi, per di più siamo capitati in coincidenza con l'evento nazionale: il compleanno della regina. Ci fanno pagare prima e poi ci chiedono una caparra, cosa che veramente non ci va giù nonostante gli zainettoni da viaggiatori pedestri e la carta di credito che fa le bizze. Unica nota degna di un sorriso di piacere il fatto che all'albergo sono i benvenuti gay e lesbiche.
Dopo la doccia si comincia e, distrutti dal viaggio, ci limitiamo ad un giretto per il centro. Primo impatto con coffee shops e vetrinette di signorine a cui gli olandesi sono talmente abituati da costringerle ad appendere cartelli appena sotto la luce rossa con su scritto: "vietato l'ingresso alle guide turistiche" (!!!)
La diversità etnica è davvero impressionante, noto tantissime coppie miste. L'integrazione con le diversità più estreme sembra davvero riuscita e arricchisce la città di varietà e curiosità. Gli stessi olandesi sono diversissimi fra loro in mille stili differenti e badano poco all'eleganza. Non ci si fa scrupoli ad uscire in ciabatte e tuta. Si respira freschezza e spontaneità. Il vento spira deciso e non ci abbandona mai, nonostante questo la città ha un unico odore: marijuana. Occorre prestare tantissima attenzione a dove si cammina perché le numerosissime piste ciclabili sono patria esclusiva di migliaia di ciclisti (pochissime macchine per le strade anche se ci troviamo in una metropoli) che ad Amsterdam hanno sempre ragione. Anche le biciclette spaziano fra mille usi, mille addobbi più che altro floreali e mille ritocchi utili al trasporto di bimbi, cani, fidanzate e oggetti dei più disparati, fra cui, ovviamente, i vasi per i tulipani che gli olandesi amano acquistare ogni fine settimana. Si trova da mangiare veramente di tutto anche se trionfano ristoranti italiani e argentini, più difficoltosa è la ricerca di cucina olandese. Per cercare qualcosa di tipico ci si può comunque sedere in uno dei tanti bar che offrono anche pranzo e cena.
Sprofondiamo in un letto morbidissimo e, il giorno dopo, ci tuffiamo nei festeggiamenti. La città il 30 Aprile si veste di arancione. Ci sono migliaia e migliaia di persone. Concerti, musica, birra. Nonostante l'incredibile folla e il desiderio di divertirsi nessun disordine. Poliziotti che placano piccole risse fra gang di quartiere senza usare il manganello e in gruppi di due, massimo tre agenti (tanto per fare un pò di sana polemica). La gente gira indossando la maschera che riproduce il viso della regina e con l'abbigliamento più strano (ovviamente arancione), centinaia di bandierine olandesi svolazzano quasi fosse la finale del campionato del mondo. La città si copre di rifiuti che tutti prendono a calci ma il giorno seguente, prontamente, schiere di operai comunali ripristinano la famosa precisione nordica. A seconda della zona della città gruppi etnici festeggiano con il loro cibo e la loro musica. Resta pulito solo il ricco quartiere ebraico.
Visitiamo il museo Van Gogh e il Rijks. Entrambi ci affascinano ma da entrambi ci aspettavamo di più. Di retrospettive vangogghiane ne abbiamo viste parecchie e forse migliori. Il Rijks non è enorme come dicono e non presenta le opere migliori dei maggiori artisti olandesi. Evitiamo la casa di Anna Frank.
Proviamo l'atmosfera fumosa di un coffee shop sotto la vecchia chiesa, in una piazzetta caratteristica, circondati da specchi e poster di Bob Marley. Ai turisti offrono canne già rullate, i locali si siedono e cominciano il rituale lento e preciso.
Mentre a Bologna, in piazza Verdi, la sovrintendenza non lascia montare un palco per le feste estive, troviamo piazza Dam, davanti al palazzo reale, piena di giostre, colori, casino. Nonostante la pessima esperienza pizzosa danese, assaggiamo la pizza più buona mai provata prima all'estero in concorrenza solo con la fettona ai wurstel di Trogir. Il mio pezzo "hawaii" con l'ananas che avevo scambiato per patate. I dolci tipici li paghiamo a peso d'oro ma la squisitezza rende al palato ciò che è stato rubato al portafoglio. Per il resto troviamo insalatone, fritto fino a schifirsi e strani pasticci di verdura.
Da bravi turisti non ci lasciamo scappare il mercatino dei fiori e compriamo bulbi di tulipani coloratissimi da portare a casa ai parenti!
Per i canali navigano imbarcazioni-discoteca, imbarcazioni-grigliata, imbarcazioni-appartamento-con-giardino, imbarcazioni-traina-ubriachi-in-canoa.
Amsterdam è bella di giorno e affascinante di notte.
Ultima immagine da conservare e portare via, anche se banale, la luna piena e le luci che si riflettono sui tanti canali, le persone che si godono i primi caldi sulle scale davanti casa e che è possibile osservare muoversi dentro gli appartamenti.
Una grandinata da paura ci ha accolto al nostro rientro in Italia e il primo pensiero è stato passare il confine per tuffarci su una bollente pastasciutta.
Passato un altro esame torno al solito tran tran con questa strana pioggia in sottofondo che dà sollievo al Po e alimenta la mia dolce nostalgia.

Foto pubblicate qui.