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21 luglio 2008

6058 chilometri fra Spagna del Sud e Portogallo.


Chiedo scusa a chi ha già letto o tentato di leggere queste parole o parole simili a queste su una cartolina scritta in fretta - in una mano la penna, nell'altra un bicchiere di porto - in faccia al Museo Alberto Sampaio, con un clown girovago che mangiava carte da gioco e mi baciava per comprarsi una birra, quando avevamo appena finito di deliziarci con un Bacalhau Assado com Batatas a Murro e Vino Verdhe in un ristorantino di Guimarães.


Sulla facciata della Sagrada Familia una ragazza di pietra suona note scolpite su corde di vento. Piange lacrime di guano la pastorella, in eterno la madre implora il soldato romano: mano di Erode; lago di vetro, raglio di sasso.
Dall'alto del Parc Güell un sole di porcellana.
Sorseggiamo Sangria sulle rive del Guadalquivir, autostrada di un'intuizione che ha violentato l'oceano prima, il mondo più tardi.
A Granada gitane elemosinano offrendo mazzolini di rosmarino. Sul punto più alto dell'
Albaycín un Cristo di pietra rammendato col fil di ferro. Profumo di dolci e sorriso arabo sopra la calle, sopra il bianco quartiere a illuminare il cielo della città. Finita la scuola padre e figlio a consegnare il pane in splendidi giardini, fiore di porcellana. Arabe fronde di un bosco di colonne, virtuosismo dell'intaglio.


Cattedrale di Faro, portoghese sud rurale dove la gentilezza non è ancora in apnea; romanico consumato sporcato di gotico al nord.
Mangiamo cibo a peso ad
Almodôvar, perché nulla vada sprecato.
Una vecchia che ricama sotto un azulejo da vedere col tatto, una processione musicale di fantasmi scesi improvvisamente da decine di pullman davanti alla Igreia de Olhão, dove donne accendono ceri pregando che l'oceano non spenga la vita dei loro uomini pescatori nei giorni di burrasca.


Timidi sfioriamo l'orgoglio gentile di Alfama, che non si lascia stuprare dal turismo. Gravido mistero delle sue vite vere.
Sussurrato da Saramago il Museo di Ovar, dove mischiare italiano, inglese e portoghese per condividere la lotta di resistenza dell'etnografia poetica. Sognare Bologna a Coimbra, lasciare appoggiati per sempre due o tre occhi sulla sua commovente Sé Velha.
Madonne medievali di legno tarlato e scrostato. Madonne Donne al nono mese, Madonne Donne del latte. Bambini i cui primi passi sono già passi di danza.



Muito obrigada Portugal.

Qui un'impossibile selezione delle 500 foto che hanno scattato i miei occhi.

02 luglio 2008

Po Drom

Preparo un viaggio. Pulisco e scopro un patrimonio di scatolini ammaccati o scuriti dall'uso. In un piatto le iniziali sbiadite di mia madre mi ricordano che non si tratta solo di oggetti, ma di un'eredità di esperienze. Nello scatolone, fra forchette e mollette, incastro ricordi. Scarpe comode sono già ben allacciate ai miei piedi, cammino col passo lungo di chi sa che ha da fare ancora molti chilometri. I pochi già percorsi li trasporto sulle spalle, come la mia bisnonna la fascina che tre uomini le caricavano in spalla. Allento le radici che mi legano a questa terra, alle mie colline dai piedi salati; fugge già la vista dall'aquilone che colorava il cielo sopra casa mia.
Po Drom. Con il cuore sono già sulla strada.
Agli amici porterò indietro parole e immagini.