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05 aprile 2008

Aki

Immagine di Dialogo sul cinema, la vita, la vodka

In me c'è un 60% di esistenzialismo, un 20% di comunismo, un 10% di ecologismo di sinistra e un 10% di anarchia. Tutto il resto è acqua e normale socialdemocrazia


Dialogo sul cinema, la vita, la vodka di Aki Kaurismäki e Peter von Bagh è, innanzitutto, pubblicato dalla casa editrice ISBN di cui segnalo anche Come gli stregoni hanno conquistato il mondo di Francis Wheen e curato dalla cineteca di Bologna. Il cinema di Aki mi è particolarmente caro perché rappresenta "un granello di sabbia in un mondo insensato" definizione tratta dalle parole del regista stesso, che così ha definito la sua scelta di rifiutare l'invito dell'academy of motion picture arts and sciences vista l'imminenza della guerra in Iraq, aggiungendo a ciò la dichiarazione che "il cinema deve vivere, ma si dovrebbe accordare la stessa possibilità ai civili iracheni: bambini, donne, uomini". Il cinema di Aki è spesso il cinema degli ultimi che arrancano nella società del colonialismo americano, ma quasi senza l'elemento del conflitto di classe, visto che dai poveri ai ricchi siamo tutti schiavi della stessa malattia: il mercato. E' un cinema che cerca disperatamente l'umano e lo trova nella dignità del sentimento che ormai riesce a sopravvivere solo nel bisogno, sopraffatto dalle insegne al neon che hanno distrutto l'immagine delle città e il criterio di solidarietà fra le persone. Commuove questa ricerca disperata di speranza, questo voler dare l'immagine della dignità, del rispetto di se stessi nonostante la perdita totale sul piano sociale degli emarginati che il cinema ha rifiutato di rappresentare. Helsinski, come fosse un corpo, si trasforma, diviene un cancro che, attraverso la disoccupazione, corrode l'essere sociale la cui unica salvezza risiede nella solidarietà che sta via via scomparendo. I dialoghi si rarefanno e gli attori recitano con la forza dello sguardo, la sensibilità europea del fare cinema diventa preponderante e si esprime la potenza ideale dell'inattività, della persona qualunque, dello spazio caricato di oggetti portatori della sensazione nostalgica della fine di un mondo e dell'inizio del niente. L'importanza del silenzio o dello spazio bianco fra le righe. Persino Amleto si mette in affari, nel commercio delle paperine di gomma. Lo stato sociale soccombe, il modello del socialismo reale perde la guerra fredda e alla Finlandia non resta altro che la vodka, così nasce la pazza anarchia anticlericale dei Leningrad cowboys con la loro critica a questa democrazia con la frusta. Di Aki mi piacciono il coraggio e la fantasia intuitiva e spontanea che non si lasciano schiacciare dalla sua notevole preparazione intellettuale, il suo modo di fare cinema con pigrizia e artigianato. Di Aki mi piace che i suoi personaggi possano parlare con un fiore o bruciare gli scritti di una vita per scaldare la propria donna malata senza cadere nella retorica ma essendo profondamente umani nel momento in cui l'umanità si estingue. Di Aki mi piace la foto di Peltsi bambino in Nuvole in viaggio. Mi piace sentire il desiderio di chiamarlo per nome, guardare il suo viso fotografato e, tastandolo, sentirlo caldo nonostante il gelo del Nord da cui sente l'esigenza di fuggire. Mi piacciono la sua ironia e la sua rabbia disperata a cui i suoi personaggi cercano di dare un'ultima speranza, il fatto che, nell'età del postmoderno, creda ancora all'importanza di una storia. A tutto questo denso umano, la sua amicizia con von Bagh aggiunge calore su calore, simpatia e comprensione immediata, il gusto di poter ascoltare una conversazione fra vecchi amici malati (quindi innamorati) di cinema e di vita, che non sono altro che la stessa cosa.

13 commenti:

marina ha detto...

quanto ho da imparare da te! ogni volta trovo un nome nuovo, un capitolo nuovo della cultura del mondo.
grazie, mi piace tanto imparare dai giovani
ciao marina

Gaspare Armato ha detto...

Ecco, dopo il commento di Marina e dopo aver letto questa preziosità, ora devo piacevolmente linkarti.

Rino, salutando.

Franca ha detto...

Non lo conosco, ma questa sua frase già me lo fa piacere:
"il cinema deve vivere, ma si dovrebbe accordare la stessa possibilità ai civili iracheni: bambini, donne, uomini"

guccia ha detto...

E soprattutto a chi ha avuto il coraggio di dirla, che per un regista è un atto forte.
Di Donald Rumsfeld, difendendo Kiarostami che non aveva ottenuto il visto americano per partecipare al festivale del cinema di New York, in quanto iraniano, ha detto "Potremmo andare a fare una passeggiata nei boschi e raccogliere funghi. Magari si calmerebbe un pò". E poi ha rifiutato anche lui l'invito in segno di protesta "Se il governo degli Stati Uniti non ne vuole sapere di un iraniano, non sa cosa farsene neppure di un finlandese, non abbiamo neppure il petrolio". "Se Abbas Kiarostami viene trattato in questo modo, che dire dei prigionieri senza nome? Considero la Convenzione di Ginevra l'ultima speranza dell'umanità, e da privato cittadino finlandese accuso il governo degli Stati Uniti di averla violata".

In lui poesia e impegno civile convivono, sono fatti della stessa necessità.

Anonimo ha detto...

Davvero interessante quello che dici di questo autore. Non lo conoscevo, Grazie.Giulia

Anonimo ha detto...

Non consoco questo autore ma mi sembra interessante. Costanza

Anonimo ha detto...

Ho fatto bene a passar di qua. La convenzione di Ginevra viene applicata e richiamata a piacimento.
E il tribunale internazionale? Il più antidemocratico in assoluto, Bush non ha tutti i requisiti per essere condannato per crimini di guerra?

Anonimo ha detto...

c'entra niente, perdonami: allora, pronta al week end? Hai cambiato idea o resti sulla scelta annunciata qualche settimana fa?

marco ha detto...

BERLUSCONI PER UN VIDEO:
http://trecroci.splinder.com/post/16685306/BERLUSCONI+PER+UN+GIORNO

Finazio ha detto...

Avevo amato, a suo tempo, Leningrad Cowboys. Ho amato il tuo post, oggi.

mapomo ha detto...

Adoro Kaurismaki.

- Che cosa le devo?
- Se mi vedi a faccia in giù sulla strada, rivoltami.

Non è sublime?

Alzata con pugno ha detto...

t'è cascato un meme addosso, passa da me :)

Alligatore ha detto...

Leggo solo ora questo tuo scritto e mi complimento. Conosco e apprezzo molto il cinema di Aki e trovo impeccabile quello che hai scritto: la miglior risposta alla battuta cialtrona di un pessimo film italiano uscito di recente, "Tutta la vita davanti" (peccato l'abbia detta il buon Mastandrea).
Buon 25 aprile.