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20 aprile 2008

A Pastè e per un uomo nuovo

Pastè passava le sue giornate in piazza. Pastè era sempre il primo a votare. Pastè era stato l'unico a concedere il muro di casa sua per appendere la bacheca con L'unità. Tutti conoscevano Pastè, ma quasi nessuno sapeva che Pastè era malato di tumore, uno di quei tumori che non lasciano speranza. La notte del 13 Aprile era stata particolarmente difficile, il dolore era una spia che poteva facilmente identificare. Il cielo nuvoloso, all'alba, era andato via via schiarendosi, fino a regalare alle persone libere un meraviglioso sole. Io dalle 6:45 vivevo la prigionia del seggio. Dopo due giorni di conteggi di schede, la burocrazia aveva ormai mangiato e digerito i miei pensieri. A cinque minuti dalla chiusura Pastè si era affacciato alla porta dell'aula di scuola materna in cui svolgevo per la prima volta il mio compito di scrutatrice. Il rappresentante di lista alla mia destra mi aveva sussurrato che non servivano documenti, solo una ragazza giovane come me poteva non sapere che quello era Pastè. Di fronte ai miei occhi un signore che dimostrava più della sua età, affaticato, ma deciso. Gli ho restituito la tessera elettorale. Sua sorella, che lo sosteneva, lo ha visto cominciare a piegarsi ma, nonostante tutto, arrivare fino alla cabina in cui non riusciva a stare in piedi. Provvidenzialmente gli è stata data una sedia. Si è seduto con la scheda e la matita in mano, ha cominciato a segnare il suo voto e poi ha emesso l'ultimo rantolo. La burocrazia ci ha impedito di precipitarci a soccorrerlo e si è dovuto aspettare il finanziere per tirarlo giù dalla sedia, perché la priorità era data alla scheda parzialmente votata. La burocrazia ha impedito ai soccorritori di non infierire con mezz'ora di rianimazione sul corpo di un uomo chiaramente morto. La burocrazia ci ha impedito di lasciare la stanza col cadavere, mentre i parenti subivano un doppio dramma. La burocrazia ci ha impedito di piangere l'uomo, che ormai non era altro che cosa, e ci ha costretti a proseguire, col cadavere nella stanza, al conteggio. Sono uscita a mezzanotte dal seggio ancora più convinta che questa società ha perso. L'uomo ha perso.
Veltroni, a cui Pastè stava cercando di consegnare il suo voto, nonostante la morte, sappia che ha disilluso la speranza di un uomo che stava morendo e ha comunque trovato la forza di vestirsi, salire in macchina, sfruttare gli ultimi minuti disponibili di apertura del seggio e di vita per credere ancora in qualcosa che è definitivamente morto con lui, è morto in questa società, è morto con questa politica.
I giornalisti comincino a sentirsi responsabili per questo clima di odio sociale, per questa caccia alla sicurezza, per questa esaltazione dell'interesse personale.
Non servono i commenti elettorali. Sono passata attraverso la completa sfiducia nell'uomo. In treno, al ritorno, ho guardato tutti con odio, ho pianto, ho singhiozzato, ho urlato senza che nessuno mi chiedesse se stavo bene, se avevo bisogno di una carezza. Ora ho solo bisogno di poter credere alla distruzione di questo modello sociale e alla riconquista di una solidale umanità. Una sinistra moderata non serve ed è bene che, per propria colpa e per colpa di chi di sinistra non ha più neanche l'ombra, sia scomparsa. Aspetto di capire se posso investire quel po' di anima che mi è rimasta in un nuovo progetto. Se si può di nuovo convincere a dare. Ho bisogno di tempo.

14 commenti:

Alzata con pugno ha detto...

Credo che tutti abbiamo bisogno di tempo per capire quello che ci è successo dentro con il risultato di questi attesi cambiamenti. A sinistra ci siamo divisi più di quanto non lo fossimo prima, non parlo tanto dei partiti, parlo della gente, degli amici, delle famiglie. Attorno alle tavole apparecchiate per mangiare nascono discussioni sul vecchio e il nuovo, sul dimenticato e sull'irrinunciabile, sull'ideale e sulla pratica. E tutti, tutti, abbiamo perso. Chi di noi metteva pezzetti di anima in progetti politici, in movimenti e associazioni, adesso è seduto sulla sponda di un fiume in piena. Sappiamo che dobbiamo passare sull'altra sponda, ma attendiamo di avere la forza di costruire un ponte, attendiamo di riuscire a credere che quel ponte reggerà, che non sarà stata tutta fatica inutile, che invece era meglio rimanere su questa sponda, a guardare l'acqua che scorre via.
Il vostro Pastè era un'icona da vivo, e adesso, morto in quel modo, è l'incarnazione di quello che è successo, è morto più di un uomo durante queste elezioni. Almeno Pastè è morto con la speranza. Un uomo, "vissuto da uomo, e morto da uomo".

Gianfranco ha detto...

Fuori da ogni considerazione di tipo politico, probabilmente è un modo splendido di morire.

Anonimo ha detto...

Se ne sta andando un mondo... Un mondo che conoscevamo ed amavamo... Oggi siamo disorientati verso ciò che avanza e di fronte a cui vorremmo scappare. Io ero disorientata prima e lo sono adesso, ma dobbiamo ritrovare una bussola. Forse solo nell'incontro con la gente, giorno dopo giorno, quella che soffre, che sta male troveremo un modo nuovo di porci, perchè di nuovo in queste elezioni non c'era proprio niente anche se hanno abusato della parola. Un abbraccio. Giulia

Anonimo ha detto...

Un post stupendo, che condivido in pieno. E sono davvero triste per quello che ti è accaduto. Ho avuto la fortuna di maturare la consapevolezza che non si può più delegare nulla a questo sistema politico, senza dover vivere questo dramma.
La morte dell'uomo dentro la burocrazia. La burocrazia come unica faccia senza spirito della democrazia così come oggi ce la spacciano...
Coraggio. Questa consapevolezza dolorosa del dover distruggere quanto oggi ci vogliono far credere sia un bene comune, è la soglia del baratro.
Qualsiasi cosa, scrivi pure, commenta pure, comunicami le tue sensazioni ed impressioni.

un abbraccio libertario
el

marina ha detto...

Sei giovane, sei intelligente, sensibile, basta col pianto ed anche con l'odio. Vorrei aver conosciuto Pasté: mi sembra darci una formidabile lezione: continuare a sperare e a fare i nostri piccoli importantissimi gesti.
Prendi tutto il tempo che ti serve ma torna a combattere, siete voi giovani che dovete farlo.
Il mio voto è stato diverso dal tuo, ma il mio cuore ti è vicino
ciao, marina

Franca ha detto...

"Una sinistra moderata non serve".
Sono d'accordo: serve una sinistra capace di proporre un'idea radicalmente alternativa di società. Non è vero che le ideologie sono morte. Solo chi crede veramente nelle ideologie potrà proporre un cambiamento, forse ideale, verso il quale almeno sperare.
Non bisogna adattare la politica alla società, ma proporre una politica che operi per cambiare la società...

Andrea Patassa ha detto...

la sinistra non è capace più di dare delle risposte alla società, o meglio, non riesce a formularle nel modo giusto. Il collante con il tessuto sociale si è seccato da tempo, solo cadendo, solo con il botto, si sono resi conto che non avevano più facoltà rappresentative. Per svegliarsi non è mai tardi.

Carlotta ha detto...

A volte spero solo sia un brutto sogno..Sinistra forte o meno, i risultati elettorali sono spiazzanti. Vivendo all'estero e' tutto anocra piu' inspiegabile..

Finazio ha detto...

Non solo una sinistra moderata non serve. La storia recente ci ha insegnato che una sinistra moderata, semplicemente, non esiste, non può esistere.

spina ha detto...

Ciao Guccia,
credo che quest'episodio, come tanti nella vita, rimangono e permangono come macigni nella mente delle persone.
Tirati su
ti voglio bene
Dani

Anonimo ha detto...

Per chiarezza: quando dici che la sinistra "moderata" è sparita, ti riferisci alla sinistra arcobaleno ed ai partiti che ne fanno parte?

Marco Dale ha detto...

Buon 25 aprile!
Ora e sempre Resistenza!!!

guccia ha detto...

Moltitudini, sì, mi riferisco alla sinistra arcobaleno. E ho votato sinistra critica alla camera e sinistra arcobaleno al senato. Ti dovevo un paio di risposte, scusami, ma non riesco ad essere molto sul blog ultimamente.

Anonimo ha detto...

don't worry.....mica sei obbligata a rispondere! :)
(ahhaa, mi piace sta cosa ..."sinistra moderata"..ahahahha!)