Mi siedo a raccontare con occhi e orecchie pieni del gusto intenso di questi giorni. Le pagine del mio taccuino nero di nuovo ferite da segni profondi, una grafia che, da sempre, ha preferito il tratto spesso e pesante alla velocità, pur concedendo così molto spazio al bordo pagina, dove i pensieri più autentici, quelli che non si dimenticano, sono scritti nell'aria che respiriamo e gli altri si dissolvono senza delitto se non quello del puro citazionismo, dello sfoggio culturale.
Sono tornata dal festival della mente di Sarzana con un cesto pieno di impressioni che non si possono liquidare in poche righe (a meno che non si trasformino in aforismi), ma a cui spero, col tempo, di trovare la giusta collocazione.
A Mantova, invece, mi sono dovuta scontrare per l'ennesima volta con un argomento che, ultimamente, riempie tante bocche a cui piace sfamarsi con un'aria - io credo - ben diversa da quella che circondava il mio taccuino: "aria fritta".
Stavolta era il turno di Scalfari che era al festival della letteratura a presentare un libro di Heisenberg: "Fisica e oltre", un testo nel quale fisica e filosofia si contaminano e si fondono. A parte le critiche più o meno ovvie che chiunque fosse stato presente può portare all'organizzazione dell'evento (un timer che cronometrava una mezz'ora di acciaio che neppure parole blindate di senso avrebbero potuto sfondare) Scalfari si è attaccato alla penosa presentazione (due ragazzine che leggevano tre parole a testa neanche fossero Cip e Ciop) per portare la solita critica alla generazione dei giovani. Francamente, da giovane, sono stanca di gente che si riempe la bocca di (parziali) conseguenze senza indagarne le cause. Ricerca che, fra l'altro, non prevederebbe di utilizzare strumenti di fisica classica per studiare un sistema di fisica quantistica. Si continua - compiaciuti - ad urlare al fatto che sarebbe nata una generazione che non c'è (che non fa passeggiate di dodici ore per discutere di fisica e del creato in un castello per rimanere alle dichiarazioni di Scalfari). Io, invece, voglio ribaltare la questione e dichiarare che, in questo paese di gerontofili, la generazione dei giovani si sarebbe voluto che non ci fosse. Mi fa specie che padri, madri, nonne e nonni continuino a dichiarare (in televisione, nei bar, sui giornali, a incontri sul principio d'indeterminazione) che i giovani sono una classe di sbandati, dediti solo al bullismo senza, innanzitutto, pensare che quegli stessi giovani sono i loro figli, i loro nipoti. Se fosse (del tutto)vera la situazione che dipingono i responsabili sarebbero, dunque, loro stessi.
Di giovani, in effetti, alle conferenze che ho seguito ce n'erano pochi.
Ma quello che tengo a dire è che se una generazione ha dei problemi (culturali) è la società ad essere malata e la nostra, oltre ad essere malata, è compiaciuta di esserlo perché le poltrone, in questo modo, continueranno a scaldare gli stessi sederi e gli introiti saranno sempre più alti (fino a che non finirà la rendita, ovviamente, ma questo riguarda il futuro che siamo incapaci di vedere: questo sistema economico non potrà durare per sempre). Un liberale più di ogni altro dovrebbe averlo presente a rischio di confondersi con un liberista... al punto che mi chiedo se l'ateismo ruggente - e lo dico da atea - non serva ormai che a frenare l'ultimo nemico del mercato: quello religioso. Un editore che butta sul mercato quintali di inutile carta stampata non può dichiarare che non ci sono giovani scrittori di talento, perché gli stessi sono affogati sotto quei quintali di alberi sacrificati al consumismo. Un insegnante che tiene una cattedra fino a 90 anni non può dichiarare che non ci sono giovani docenti o lamentarsi di avere cattivi studenti se è la struttura che non funziona, se i mezzi di comunicazione di massa bombardano di pubblicità perché il nostro sistema economico ha bisogno di consumo sfrenato per sostenersi (e la cultura è fuori dal mercato tant'è vero che vive di beneficenza statale o privata).
La mia è una generazione a cui hanno rubato i ricordi oltre che il futuro. Il nuovo è il cibo ingurgitato ed espulso prima ancora di essere digerito di cui ha fame il capitalismo. Agli oggetti non ci si affeziona, perché gli oggetti non si riparano, non invecchiano, non assumono i difetti che sono il cuore del sentimento umano. Come il precariato ha distrutto il futuro dei giovani, la globalizzazione distrugge il passato. Ci hanno insegnato a non parlare in dialetto e ad imparare l'inglese e ci hanno tolto la capacità espressiva. Ci hanno spiegato che studiare serve a far carriera e hanno distrutto la cultura, il piacere della lettura, l'allenamento alla curiosità.
La conclusione la lascio al linguaggio dell'ideologia, che questa società liquida sempre più spesso come una cosa, appunto, "da giovani": Signori adulti che giudicate senza giudicarvi... sia che lo facciate perché vi fa comodo o perché vi compiace o perché vi lasciate ingurgitare il pensiero dall'unica, grande, monodirezionata opinione pubblica, non siete altro che una banda di reazionari decisi a uccidere una generazione, perché ogni nuova generazione prevede il cambiamento!
Jan Švankmajer. Food - Breakfast (1992)
05 settembre 2008
La generazione che si vorrebbe non ci fosse. Ovvero restituiteci memoria e futuro.
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16 commenti:
Sarò una voce fuori dal coro, ma io credo nei giovani.
Certo, problemi ce ne sono, ma se non si fa un'accurata analisi delle cause sicuramente essi non saranno risolti.
In genere quando parlo dei giovani faccio questo paragone:
se una merce riesce difettosa vuol dire che la catena di montaggio in qualche punto ha sbagliato.
La catena di montaggio in questo caso è la società con tutte le sue componenti, in primo luogo la famiglia e la scuola.
La famiglia dovrebbe fare la parte principale, ma oggi è caricata di una marea di problemi e potrebbe non arrivare ad assolvere appieno al suo compito.
Allora supplire tocca alla scuola, e se la scuola non lo fa (come sta succedendo) lì non ci sono scusanti...
Sono completamente d'accordo con il contenuto del post.
Credo anch'io che sia molto comodo gettare fango sulle nuove generazioni, eludendo il fatto che sono in realtà figlie delle vecchie, e da queste sono state "educate".
A una conferenza sull'importanza della cultura, ho sentito Vincenzo Cerami dire: "Internet non è cultura, è solo pornografia, e i giovani come possono acculturarsi se continuano ad andare su wikipedia e youtube invece che nei musei?"
Sono d'accordo con te: si vorrebbe proprio cancellare un'intera generazione. Anzi, lo si è già fatto, non prendendola in considerazione e denigrando qualsiasi cosa abbia a che fare con essa.
(e sì, evidentemente Cerami non ha idea di cosa sia Internet)
Quoto Franca in toto!!!
Buon fine settimana ;)
Choppa questo discorso fra circolazione (e produzione) culturale e nuove tecnologie sarebbe molto interessante da trattare. Lo ha già fatto chi ha più competenze di me, ma è uno dei nodi, come dici tu, di questo conflitto generazionale.
Sentire Cerami che dice una cosa del genere mi mette davvero i brividi, quando si tratta di giovani chiuderebbero anche il terzo occhio se ce l'avessero.
Una volta completata la distruzione dei canali tradizionali della cultura si può cominciare a sparare su internet. Il potere, si sa, si ottiene con l'ignoranza.
Grazie a tutti per i vostri commenti. Avevo momentaneamente tolto la possibilità di lasciare un segno - per mancanza di tempo e anche per disprezzo verso il meccanismo dello scambio commenti fine a se stesso - mi ero chiusa a riccio e il blog si era trasformato in un archivio. Mi avete dimostrato che sbagliavo, proverò a dargli una seconda vita.
Ogni tanto capito qui, oggi è stato veramente piacevole leggere il tuo post. Ho sulle spalle il mio abituale mese e mezzo estivo di fabbrica, che prosciuga ma mostra la sua realtà; leggere qualche critica al sistema che ci circonda e di cui in questo momento, nel mio piccolo, faccio pienamente parte è confortante e stimolante.
Almeno sono in pesa e posso cercare un libro da leggere là le prossime notti... Il che è già un privilegio :)
Ciao!
Quoto anch'io Franca.
I giovani, certi giovani, sono la speranza....
Ciao Saretta..
.. bello questo post!!
Purtroppo..
.. mi ci ritrovo in pieno!!
Una generazione che non ha futuro e che non indaga perchè gli si negano gli strumenti anche al passato..
Tempi duri?
Si ma dappertutto..
.. pure qua in America Latina..
.. dove i bambini bevono coca - cola a un anno e mezzo perchè meno cara dell'acqua..
.. e dove l'acqua è della Coca- Cola..
Una cosa impressionante!!!
Un abbraccio
Ciaoooooooooooooo
Spina
ps. te c'hai skype?
il mio contatto è spina_1982
Pensiero come sempre limpido ed espresso molto bene. Impossibile non condividerlo.
Io però come Franca credo in loro, il problema è che non vanno ghettizzati ma vanno incoraggiati a esprimersi, a sperimentare magari. Ma la verità è che oggigiorno, tutto quello che è "diverso" fa paura!
Non so se qualcuno di voi ha visto il film "Il divo" ucito qualche mese fa su Giulio Andreotti. C'è una bellissima scena in cui Belzebù sbeffeggia il grande santone del laicismo giornalistico italiano. L'uomo degli editoriali del giorno dopo. Scalfari..colui che prevede sempre ciò che è già successo.
Insopporttabile la sua boria di sapientone.
A questo simpatico barbuto vorrei fargli fare un giro nelle acciaierie di Taranto o nell'Enichem di brindisi (così come in tante altre fabbriche della penisola), per fargli rendere conto che i giovani italiani non sono una marea di fannulloni. Fargli fare un giro per l'Europa per dimostrargli quantio giovani ricercatori vanno all'estero perchè qui non trovano spazi.
Ma quando la smetteranno sti vecchi di comandare e pontificare?
Un grazia e te Guccia
In quanto nonna e madre condivido: prendiamoci le nostre responsabilità; fermo restando che i giovani(ma chi sono un modello unico?) debbono prendersi la loro. Penso anche che la generazione dei venti-trentenni è particolarmente sfortunata.
quando passo resto sempre colpita dalla tua scrittura
marina
Fai bene a ribellarti... Io non sono giovane, ma non ne posso pù di questo denigrarli, svilirli, omologarli come fossero un masso indistinto... Se fosse davvero così, dovrebbero essere gli adulti a interrogarsi su quello che hanno fatto alla generazione che hanno creato. Sono vecchi supponenti che si credono chissà chi, e che forse i giovani non li hanno mai uardati negli occhi nè ascoltati impegnati come sono ad ascoltare solo se stessi. Un abbraccio... I tuoi post sono straordinari, Giulia
Ricordo che nel mio primo (e unico) discorso n pubblico, in un cinema semi vuoto durante le conferenze programmatiche per i tavoli di lavoro per Rita Borsellino, , parlai più o meno di questo. Mi si mise fra le mani un argomento sul quale avrei dovuto parlare. I giovani.Lì per lì risposi che non ne sapevo niente dei giovani, che la maggior parte dei giovani non sono come sono io, e che non potevo costruire un disco loro.
Alla fine mi buttai.
E parlai del fatto che se la mia generazione non è interessata al sociale, alla politica, alla cultura, era perchè "voi, voi in sala, che non siete nemmeno riusciti a portare qui i vostri figli, non siete riusciti a insegnargli l'interesse".
Si, probabilmente lo e
quello che stavo cercando, grazie
Perche non:)
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