Da quasi due anni sto lavorando su una ricerca che riguarda l'analisi dell'ambientazione del film. Inauguro oggi un sottocapitolo tramite il quale vorrei proporre il rapporto fra parola (orale vs scritta) corpo e oggetto (mi sono servita degli studi di Baudrillard per proporre un paragone fra "oggetto-reliquia" e "oggetto-utensile"). Il tutto dovrà essere inserito all'interno di un macro capitolo sugli interni del cinema del dopoguerra italiano d'ambientazione meridionale e contadina con un occhio sempre rivolto agli studi sulla cultura materiale e alla letteratura coeva (fonte di tanti film del periodo e legata al concetto di testualizzazione del visto).
A forza di sezionare e ferire i corpi pellicolari mi è capitato fra le mani un accostamento d'immagini che da solo dice di più di un intero trattato sul modo pasoliniano di esprimere il concetto di sacralità tramite il rapporto fra personaggio e ambiente. Tanto mi ha emozionato che sento la necessità di condividerlo:
Un insieme di citazioni, altrettanto commoventi se accostate, mi hanno spianato la strada e con esse intendo introdurre questa parte del lavoro:
In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo [...] E il Verbo si fece carne e dimorò fra noi
*(Gv 1,1-14).
A capo de tutto ce sta Dio, padrone de lo cielo, questo tutti ce lo sanno.
Poi viene il Principe de Torlonia, padrone de la terra.
Poi vengono le guardie de lo Principe.
Poi vengono li cani de le guardie de lo Principe.
Poi niente.
Poi ancora niente.
E poi ancora niente.
Poi venghene li cafoni.
*[Fontamara - Carlo Lizzani]
- Noi non siamo Cristiani, - essi dicono, - Cristo si è fermato a Eboli -.
* [Cristo si è fermato ad Eboli - Carlo Levi]
17 novembre 2010
Appunti per una ricerca in corso, ovvero: "così impiegherei, se potessi permettermelo, gran parte del mio tempo"
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14 novembre 2010
Lo spaventasoldati.
Al Museo, qualche giorno fa, durante una delle abituali visite-laboratorio con i bimbi delle elementari, stavo approfittando degli oggetti etnografici stratificati di senso, storia, fatica e povertà, per concretizzare di fronte ai ragazzi i termini per loro soltanto astratti di "guerra", "fame", "sfruttamento", "freddo". Questo, naturalmente, soltanto dopo le doverose spiegazioni sul ciclo del grano e sul lavoro dei contadini in generale, nonché sulla figura del loro nonno-maestro Ettore Guatelli. Ebbene uno di loro, che avevo notato ascoltare in maniera particolarmente assorta il funzionamento e lo scopo dello spaventapasseri, mi tira per la giacchetta. Mi abbasso per poterlo ascoltare e noto che il suo musetto si è fatto serio serio (di solito cerco di approfittare degli oggetti più strani per giocare con loro ed evitare visite boriose e quindi inutili). A questo punto il cucciolo aspetta pazientemente di aver catturato completamente la mia attenzione e poi mi dice: "signora maestra, non ti devi preoccupare, da grande io costruirò uno spaventasoldati". Non ho saputo trattenere le lacrime. C'è ancora speranza.
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