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14 novembre 2006

Ricordi(sbiaditi) di una (ex)Proiezionista

Avete mai provato ad entrare in una sala da proiezione cinematografica? Il proiezionista é un essere solitario che si nasconde nel buio e spia i movimenti della gente. Il proiezionista di periferia conosce ad uno a uno i clienti del cinema e sa già dove si siederanno. Ecco che arriva il cinefilo di paese e inevitabilmente si siede in prima fila, eccolo che piega il collo all'indietro appena comincia la pubblicità e le luci si spengono. Il cinema di periferia, solitamente, é un cinema parrocchiale e al piano di sotto c'è la sala da ping pong in cui il proiezionista e i suoi clienti andavano a giocare da ragazzini. A volte capitava che la pallina fuggisse dal tavolino verde e arrivasse fino nell'altra stanza, dove una ripida scalinata saliva fino ad una porta sempre chiusa, una stanza sempre buia. Quella scalinata invitante è la stessa che ora sale il proiezionista, ogni venerdì, sabato e domenica sera; infatti da ragazzino non ha potuto resistere e ha spinto quella porta pesante, che quella sera era aperta. Ha visto un uomo, o forse lui stesso, e una vecchia signora. Quella vecchia signora si chiamava e si chiama tutt'ora Victoria VI. Quella vecchia signora é impolverata, arrugginita, rumorosa ma, appena si spengono le luci in sala e il proiezionista aziona una lunga leva dal pomello giallo, si accende e, dal buio più totale, nasce un raggio di luce dove la polvere danza. Tutti quegli ingranaggi complicati si mettono in moto perfettamente coordinati e, soltanto per un attimo, il proiezionista trema per un pensiero improvviso: potrebbe aver sbagliato a dare ordine a quel mondo che gli appare improvviso di fronte agli occhi, quel mondo dove i fotogrammi sostituiscono il tempo. Allora sbircia da un buco rettangolare posto vicino alla sua testa e controlla che il mondo che ha appena creato sia in quadro, sia in ordine, mette le cuffie e si assicura che gli uomini che si muovono nel suo mondo di luce non urlino, nè sussurrino per non dar fastidio a quei clienti che conosce così bene, che vede ogni sera dall'alto. Alla fine, con cura, divide la pellicola e ripone le bobine nella scatola. Ha osservato le persone defluire velocemente nella sera gelida, il loro fiato che si condensa in nuvole di vapore. Nessuno si é accorto di lui. Solitario, in piena notte, torna a casa e lascia - fino al prossimo fine settimana, fino al prossimo incontro con la vecchia signora, con il cinefilo della prima fila, con le persone che ignorano la sua esistenza - il mondo di luce nella scatola.

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