Il nostro viaggiare ha inizio con una corona di montagne a impreziosire e proteggere il confine e i suoi onesti abitanti mani grandi, cuore caldo, bocca buona. Ci innamoriamo a prima vista della valle Anzasca, delle sue strade - dai piccoli balconi a invadere la carreggiata - accarezzate da rocce impregnate di odore di legna bruciata, di caminetto e funghi porcini. I nostri occhi golosi si appoggiano sulle case Walser, sui gattoni tigrati che schivano la prima neve, scuotendo la zampina bagnata, e si attivano desideri, immagini di vita sincera: una piccola libreria, parole scritte e parole parlate, un caminetto, le trote pescate il giorno prima al ruscello e fuori la tempesta di neve, a imbiancare il Monte Rosa. Penetriamo la valle fino a Macugnaga, sotto il tetto del Rosa che non riesce a proteggere il paese dal vento che sferza le tegole grossolane, gli scuri tetti d'ardesia, le pietre, le travi e le finestre abbellite con tendine di pizzo, dietro le quali casalinghe in odore di polenta e cacciagione aspettano il rientro di mariti pieni di grappa e chiacchiere mascoline acchiappate - in volo, neanche fossero farfalle - al bar. Mariti dai polmoni barattati col cibo per i propri figli nelle cave o dalle mani grasse di formaggio e di mucca. Un cielo completamente terso e illuminato da rive innevate - talmente luminoso da ferire gli occhi - viene sporcato solo da qualche aromatico sbuffo dei camini che accompagna la voglia di entrare in una di quelle case bollenti e chiacchierare con gente di montagna. L'atmosfera paesana e festosa dei mercatini di Natale si scioglie a contatto del turismo di massa, che tutto divora, e si schianta in terra fra mille pezzi di ghiaccio, quello stesso che gocciola al sole aggrappato con le ultime forze al bordo di un tetto. In trattoria un padre di famiglia parla di lavoro con i suoi anziani e divora, indifferentemente, una bistecca e un pesce grigliato. I bambini, fuori dal locale, tirano quattro calci al pallone.
Il primo panorama del lago Maggiore lo rubiamo a Verbania, sul lungolago. Di nuovo ci lasciamo coccolare dall'atmosfera dei mercati natalizi in una splendida villa, oltre un piccolo porticciolo da pescatori. Gli stessi pescatori che hanno appeso le reti alle case, per bellezza, e ora vivono di turismo, trasportando alle isole chi, come noi, è stufo di chilometri di alberghi e ristoranti. Il secondo giorno nuvole cariche incombono, si strizzano in pioggia, e gelano i colori di un meraviglioso paesaggio metallico. Fra i vicoli scoviamo due generazioni di bottegaie poetesse che, con una penna stilografica, lasciano deliziose parole tutte ghirigori a impreziosire i regali che con gusto scegliamo in un piccolo ambiente colmo di oggetti d'altri tempi, per portare un piccolo pezzo d'emozione a casa. Nonostante tutto il lago ci delude, lo splendido paesaggio è assediato da paesi curati, ma identici e talmente sfruttati da suonare finti. Forse perché è ancora fresco il ricordo delle stradine coi muriccioli di sasso a picco sul lago di Como o la riva ovest del Garda e il paragone danneggia il Maggiore.
Quel che non riesce a dire la penna ve lo dico (qui) con gli occhi.
09 dicembre 2007
Dalle pendici del Monte Rosa al lago Maggiore
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11 commenti:
Bellissimo...
Sembra di esserci...
davvero bellissimo!no cara non ho ricevuto la mail... :(
bellissime queste tue pennellate
:) dawoR***
Nelle tue parole sembra di intravedere un certo affetto per quei luoghi e per quelle persone;)
Per coloro che, come me, non hanno familiarità con quei paesaggi, hai offerto un bellissimo quadro ^^
Ma benvenuta (e benviaggiata) in Piemonte!
:*
Wow,bellissimo.....la cosa bella che quello che non riesco a dire con la penna,non riesco a dirlo nemmeno con gli occhi!!!
L'Italia è bellissima!!!!!!!
Molto bello scritto e fotorafie... Sei brava, davvero brava Guccia e si sewnte tanto sentmento in te. Giulia
Bellissima descrizione e che foto... Bravissima Costanza
http://lisolasconosciuta.splinder.com/
Sì, bellissimo
Irlanda
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