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31 gennaio 2007

Un olmo dai sette rami

Gelindo,
Antenore,
Aldo,
Ovidio,
Ferdinando,
Agostino,
Ettore.

La pianura dei sette fratelli
La pianura dei sette fratelli
Gang.

Sette fratelli
Sette fratelli
Mercanti di liquore.
Tratta dal poema di Gianni Rodari Compagni fratelli Cervi

A Gattatico continuano ad offrire una pastasciutta a tutto il paese, anno dopo anno.

Dopo un raccolto ne viene un altro

Alcide Cervi

29 gennaio 2007

Il grande capo. Pasolini prossimo nostro.


Mezzanotte è un buon orario per parlare di cinema

Per nulla al mondo mi sarei persa un film di Lars Von Trier. Custodisco Dogville (ma anche altri Suoi) nella mente come uno dei più bei film che io abbia mai visto e allo stesso modo conservo gelosamente la mia inaccettabile interpretazione personale sul Film. Se lo odiate dopo questo lo odierete anche di più (l’ha fatto anche per fare incazzare voi), se lo amate (non ci sono mezze misure col Von) lo dovete andare a vedere per forza.
Certo mi aveva sconcertato quel “una commedia di Lars Von Trier” almeno quanto i titoli di testa in tipico “font Almodovariano”. Mi sono immediatamente chiesta: possibile che abbia così bisogno di soldi? E anche: va bene la politique des auteurs ma non può essere solo questo.
A sostegno di questo legittimo dubbio la sala strapiena di gente… coi pop corn… che nelle sale d’essai sono introvabili e forse persino vietati! Poi il concorso da 4.000€ collegato al film... insomma, avevo paura.
Sarà la solita provocazione, sarà la solita provocazione, sarà la solita provocazione.
Ma ormai sono seduta sulla poltroncina rossa. Resto estasiata dalla Sua immagine riflessa (prima inquadratura) sui vetri del palazzo-location mostrato con una panoramica verticale che con la mente mi fa andare immediatamente al Cinema di Wenders-Antonioni dell’ultimo Divino Episodio di “Al di là delle nuvole”.
Sono sempre più confusa: una commedia? E d’improvviso il Regista comincia pure a parlare, a spiegare come si fa una perfetta commedia (aggiungerei americana stile anni ’50... Lars mica sei Hitchcock per dio). Comincio a farmi la mia analisi mentale e sono costretta ad infilarci la dimensione metacinematografica rafforzata dallo straniamento imposto allo spettatore dalla tecnica dell’Automavision (e sì Lars, non sei neanche Kubrick, per fortuna) che annulla la trasparenza del mezzo. Penso a quel montaggio assolutamente contro il linguaggio del cinema (per forza con una sola camera!), contro quello “classico”, penso addirittura a Benjamin! Una commedia? Poi iniziano le situazioni buffe e le battute a cui la gente ride persino… e io vado con la mente a Dancer in the dark, Onde del destino, Idioti… MEDEA! Ridere? Non ci riesco, sono tesissima, cerco di consolare la mia mania intellettualoide con la critica sociale persino troppo facile che traspare in sottofondo. Un personaggio serissimo che mi sta seduto a fianco se ne va a metà film! Oddio, forse desidero farlo anch’io! Il film finisce e mi sento completamente a disagio in mezzo alla folla di persone serie col viso troppo serio… dove sono quelli che ridevano nel buio? Almeno posso aggrapparmi a loro per dire: ti è piaciuto è? Bello è? Poi comincio a riflettere sull’ultima frase detta dal regista ma soprattutto sul finale. Comincio a camminare più leggera, quasi impettita. Arrivo alla macchina che ormai ogni impressione negativa è svanita e resta solo entusiasmo. E’ uno stupendo finale perfettamente trieriano. Niente buonismo. L’attore, l’arte si prendono sulla vita una bella rivincita. Mi sento sollevata, non è un film popolare (nel senso stupidamente generico e quindi negativo s’intende) e se ha richiamato pubblico è perché Lars sa il fatto suo. Si prende gioco delle regole cinematografiche e sociali ma allo stesso tempo fa un grande Film. Fregatevene di Dogma, non l’avete ancora capito? L’IDEA è la cosa più importante.
Niente da fare denigratori, è Stupendo anche questo.
Il grande capo ha anche un grande pene? … finalmente rido e mi godo persino il monologo dello spazzacamino nel paese senza camini. A qualcuno basta una tenda per fare un sipario.

(...e così ho schivato(?) la bacchettata Trieriana)


Ho visto anche "Pasolini prossimo nostro", fra l'altro "presentato" da quella splendida animazione che è "Essere morti o essere vivi è la stessa cosa" di Toccafondo.
Mi sono persa in quel viso scavato, gli occhiali all'Allende, e l'ho ascoltato parlare con emozione. Rabbrividivo davanti lo slow motion che ritardava quelle occhiate.
Sono rimasta sconvolta dall'odio che lo ha circondato, non che non lo sapessi, ma trovarsi in mezzo a tanti velenosissimi articoli di giornale (la proiezione era accompagnata da una mostra) tutti in una volta è stato un grosso pugno. Sono rimasta sconvolta anche dalla Sua rassegnazione. Un mondo talmente bello da commuovere e un mondo marcio che coesistono.
L'artista che si chiede perché dipingere se l'arte è già così bello sognarla soltanto nel Decameron e poi Salò.
L'anarchia del potere.
Sento un debito inestinguibile, un'immensa riconoscenza per uno dei "nostri" (se ne voleva andare ma non lo avrebbe mai potuto fare) più grandi in assoluto. Mi ha positivamente sconvolto il modo in cui parla del cinema in quell'intervista e sconvolgerebbe chiunque, come me, contende l'amore a 1/24 al secondo con quello letterario.


Yaaaawwwnn...Non si è mai vista una cinefila che va a letto presto...Buonanotte!

E sono di nuovo fregata, di nuovo perdono il cinema e mi ci perdo.

L'interiorità è politica

L'interiorità è [...] politica.
L'obiezione che (la fantasia) sia uno pseudopotere, che vanifichi la spinta a impadronirsi di un potere politico o economico 'reale', sottovaluta le dimensioni politiche della costruzione della soggettività. [...]
La nostra esperienza è il significato che le attribuiamo. [...] La resistenza sociale o collettiva non può esistere indipendentemente da quella 'interiore'.
La fantasia [...] è una risposta diretta all'ideologia dominante e alle sue espressioni nelle relazioni sociali.


John Fiske

27 gennaio 2007

Creazioni a tempo perso 1

Il mondo al contrario?

Il risultato finale, però, alla fin dei conti è sempre lo stesso...

Stamattina in edicola

Intanto, con la presente, avverto il Sig. caporedattore Meocci che stamattina ho rischiato la vita fra lastre di ghiaccio e pinguini per andare a pagare l'abbonamento RAI.
Poi mi sono recata in edicola e un signore mi ha spiegato come si può passare dall'estrema euforia alla più cupa depressione, ovvero: aveva giocato un bell'ambo secco che gli aveva fruttato qualche soldino e, in pieno festeggiamento, aveva altresì deciso di godersi la serata in poltrona, davanti la partita, fumandosi una bella sigaretta. Ad una tirata, tuttavia, si era reso conto che il fumo non arrivava ai suoi malconci polmoni... suspance... la sigaretta si era (in gergo volgare) scappellata ed era piombata sul divano nuovo della mamma! (Da cui ne è derivato un buco di 5 centimentri di diametro circa). Ma la partita è la partita così ha preso la rivista di sky, l'ha debitamente aperta e tirata per far si che occupasse più superficie possibile e poi l'ha appoggiata sul cratere.
La mattina seguente ha aperto la porta di casa per andare a lavorare e poi ha detto: "Mamma ieri sera ho fatto una cazzata, guarda il divano" e prima di poter sentire gli anatemi della povera vecchina: "devo andare, faccio tardi al lavoro".
Sig. Prodi non faccia sparire le edicole perché poi la gente a chi le racconta più storie come queste? E se potesse trovare un minuto mi lasci pure un commento sul blog perché sto cercando di capire dove guadagnano i consumatori da tutta questa faccenda. I prezzi non li fanno quelli che lei chiama "giornalai" e la maggiore resa che ne deriverebbe, oltre ad inquinare, aumenterebbe a dismisura i prezzi di distribuzione. Naturalmente ne sarebbero avvantaggiate le grandissssime case produttrici e svantaggiate quelle piccole. Intanto che c'è se mi spiega anche perché regaliamo terra agli USA e cosa ci stiamo a fare in Afghanistan... e i barbieri, anche loro, si chiedono come mai si vuol fare i capelli proprio di Lunedì. Il suo barbiere personale, sono convinta, per lei farebbe anche uno strappo alla regola, non c'è davvero bisogno di disturbarli tutti.
Buona giornata mister president.
Una di quei coglioni che si è tappata il naso.

23 gennaio 2007

Ancona - Milano - Sarajevo.


Alla fine sono andata a Milano. Autostrada e metropolitana per arrivare alla Triennale e vedere Basquiat. Mi sono immersa in un mondo di colore del tutto inquietante. Ho letto che su molti forum consigliano di portate i bambini a vedere la mostra magari, potendo, anche il cane. Io, personalmente, non credo che i bambini si divertirebbero e, se pure la spontaneità dell'artista ricorda lo scarabocchio infantile, è l'incubo, la rabbia della vita e la paura della morte che trasudano da quelle pennellate accecanti. Più dei dipinti, stravisti, mi sono lasciata prendere dai video, dalle confidenze con Wharol. Il vecchio artista di cui non conoscevo la modestia cura con dolcezza il ragazzino irriverente, lo spinge alla riflessione ma ne ama la spontaneità. Non s'indispettisce del fatto che il giovane Basquiat acclama una superiorità artistica nei confronti del mondo. Lo guarda con gli occhi di un sopravvissuto e lo ama profondamente. Gli occhi consapevoli di un uomo comprato e consumato come le merci che aveva innalzato al grado di arte.
Siamo usciti senza sapere di preciso cosa pensare e abbiamo camminato attraverso il castello fino al duomo dove c'era tantissima gente in piazza. Domenica a Milano si mangiava, si passeggiava sfoggiando borse di grandi firme, si vendevano palloncini rumorosi. Ho fotografato gli improbabili accostamenti architettonici milanesi come pure Il cielo imprigionato dai cavi del tram quasi fossimo a Lisbona, ma senza quella luce e senza la voce incredibile di Teresa Salgueiro.
Ho visto anche "Il segreto di Esma" e mi sento quasi di parte a commentarlo. Ho sempre amato la cultura, la musica dei popoli dell'est, adoro Sarajevo e ho sofferto della guerra nell'ex-Jugoslavia con una partecipazione che non conoscevo prima. Il mio grande impegno politico, ora dormiente, è partito da lì. Credo di aver condiviso con gli amici di poi quella grande sfilata, accompagnati da Pietrangeli, ancora sconosciuto anche lui. Di sera vedevo i bombardamenti oltre l'Adriatico e andare in quelle terre devastate è stato il mio vero viaggio. Dunque ho vissuto il film con profonda partecipazione e speranza e lo consiglierei almeno perché è semplice e onesto, mai retorico.
La co-protagonista del film è Sara, la città che ho imparato ad amare è Sarajevo, la santa degli zingari è Sara anche lei.
Per il resto ho visitato una serie infinita di ambulatori medici in questo periodo e tutti quei neon mi sono rimasti negli occhi, quel bianco non è riuscito a cacciarlo neanche Basquiat. Niente di serio ma è spossante lo stesso. Persino il dentista è come se mi avesse tolto via un pò di quella mia fragile e sottilissima dignità che ancora si aggrappa chissà a che cosa.
Una stanca Guccia e la sua stanca lotta... per la prima volta personale.

20 gennaio 2007

Voglia di vivere è stato un giorno in cui tutto sembrava essere un'altra cosa.

Oggi è uno di quei giorni in cui il cielo impallidisce guardando il mare, ma il mare è troppo lontano. Il faro sulla collina, quello che mi ricorda le contrazioni di un polmone, stasera non può che essere spento. L'ultimo fiocco di vita mi si è sciolto fra le mani ancora calde. Disegno un tratto di matita per ingannarmi e credere che esista un altro orizzonte, poi un omino stilizzato, immagino che per lui la vita non possa che essere facile. Mi verso piano un caffè nella tazzina e guardo i bianchi granelli di zucchero scomparire a uno a uno. Come quando era cucciola Trilli ha toccato la lampadina sulla scrivania e si è scottata, ha toccato il sole. Per costringermi a non pensare esco di casa, ma è come avere le vertigini e fare un altro passo sul ponte.

09 gennaio 2007

Apocalypto


Prima mi sono sorbita un noiosissimo film splatter con cuori strappati con le unghie da casse toraciche di burro e che pulsano per ore tutti belli interi mentre gli uomini dal cui corpo sono stati estratti li osservano inebetiti (vivi e inebetiti). Gente che corre per un'ora e venti almeno. Gente trafitta da trappole per tapiri, tapiri sbudellati e di cui vengono ingenuamente mangiati i connotati, donne che partoriscono in 1 minuto e mezzo e col parto in acqua perché adesso va di moda. Magari nelle cliniche private americane lo faranno vedere alle future mamme. Una trama tra le più banali che ricordi di aver mai visto (c'è persino il salto nella cascata e l'eroe che salva in extremis la bella famigliola allargata in extremis proprio dal parto in acqua!) Poi trovo affermazioni come queste [mymovies.it]:

"La tesi del film è annunciata da una frase dello storico-scrittore Will Durant: una grande civiltà non viene conquistata fino a quando non si distrugge da sola dal di dentro. Così, quando nel 1518, gli spagnoli "conquistadores" sbarcarono per la prima volta su una spiaggia dello Yucatàn, per portare la nuova civiltà, i Maya avevano già compiuto buona parte del lavoro ed erano, diciamo così, predisposti".

Immagino che questa sia la gioia degli antropologi, degli storici e degli intelligenti. Ma i linguisti non si preoccupino, anche loro hanno modo di gioire [Da Primissima]:

"nonostante sia parlato in una lingua scomparsa e sconosciuta".

Passata la noia mi monta la rabbia.
A Mel proprio gli scappava un film, certi istinti non si possono trattenere, trattenere fa male. E i critici raccattano il film dal marciapiede, non sia mai che qualcuno ci si sporchi le scarpe.

08 gennaio 2007

Lago di Garda ovest

Domenica abbiamo dato buca a Basquiat (rimedieremo) e abbiamo scoperto che la zona di Gargnano - Limoni - Arco è la più bella del lago di Garda. Appena si sale un pò a Nord ci si lasciano alle spalle le ville chic e le ferrari e si cominciano ad incontrare borghetti in sasso e colonne e colonne di pietra sotto le quali una volta c'erano centinaia di piante di limoni. D'inverno non c'è nessuno, tranne qualche tenace turista tedesco e una vecchietta che urla sotto il balcone della vicina di casa per chiederle un consiglio in cucina. Le lunghe gallerie scavate nelle altissime montagne che si buttano nel lago lasciano intravvedere una scogliera da mare del sud. Sono stati divorati da bocche fameliche buonissimi gnocchi con zucca e gorgonzola e una deliziosa trota salmonata alla griglia. Lasciatemi consigliare il ristorante "La Lega" di Arco come ce l'hanno consigliato due simpaticissimi Trentini che non ci hanno mollato finché non ci hanno visto entrare lì dentro, tutti soddisfatti. Eravamo un pò indecisi visto il nome e la zona... ma il locale esiste da tempi non sospetti (1956)... così... Sfuggita per un soffio una carissima amica gardesana diretta verso Lugano (chi nasce sul Lago vive solo vicino a laghi!) e scoperto il paese Natale di un altro carissimo amico che evidentemente è nato col bello già dentro gli occhi e la pace nell'aria tiepida scaldata dal lago, protetta dai monti.
Se si considera la zona le foto sono una miseria ma ero tutta presa a respirare. Oggi bucato e soprattutto un trattamento che non si decide a nascere. Si ricomincia ma "a casa".

P.S.: ho fatto in tempo a vedere "Mille miglia lontano" di Yimou. Commovente, sincero.
Ho ricevuto un regalo prezioso, autentico e commovente da persone altrettanto sincere e che spero la vita non mi porterà di nuovo lontane. Devo scrivere una lettera importante, mangio un biscotto ripieno di cioccolata e intanto corro a svegliare Gabriele :)