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04 novembre 2007

Una passeggiata nel bosco delle cose.


Decidiamo di camminarli i quattro più quattro chilometri che separano casa nostra da un posto in cui è contenuta tutta la poesia delle cose vecchie, ricordi e vite contadine, ruggine, ragnatele e polvere illuminate in riflessi di bottiglia dai malati raggi solari di questo inverno che comincia, timidamente, a farci sperare nella neve.
Guardiamo il greto del fiume cambiarsi lentamente d'abito, i fagiani sparire fra i cespugli, il sole tramontare troppo presto per la nostra voglia di muovere passi fino a che non cominciamo a scorgere viti selvatiche che si intrecciano attorno a vecchie damigiane quasi scordate in un prato.
In un vecchio casolare è raccolta la storia della passione di Ettore Guatelli, un maestro elementare figlio di contadini e con la sua è raccolta la storia di migliaia di uomini e dei loro oggetti comuni, dei loro oggetti inventati, dei loro oggetti sofferti, dei loro oggetti rammendati da mani sapienti di miseria. Pretendono attenzione calzolai, contadini, orsanti e le loro calze buche e ricucite migliaia di volte, il finto violino della scimmietta.
Ettore era un uomo che dormiva vestito, scambiava le bombe lasciate dai tedeschi con la roba che tutti, passata la peggiore miseria, ormai, buttavano via e si è ritrovato un museo per casa, quasi a non lasciare spazio al lavoro agricolo dei fratelli, ma chiamarlo museo non rende giustizia a quell'idea, a quella poesia, a quell'amore e soprattutto alla vita che si respira in quella non morte di oggetti che nessuno ha più bisogno di utilizzare.
Mi riscopro animista, mi muovo fra l'affascinato e l'inquieto fra centinaia di oggetti di uso comune disposti in incredibili composizioni che scopro osservarmi dai muri, dai tetti, dalle scansie come se ascoltassero il mio respiro e provassero anche loro a gonfiare i polmoni per urlare la loro storia ormai taciuta, per spiegare i calli, le rughe, il freddo di vetri che gelavano dall'interno, la guerra, i troppi figli. Ombre, fantasmi, cocci di storia contadina, fumo e odori fra l'intonaco stanco di un casolare che ha visto la fatica e non è riuscito a proteggere le sue vite dal freddo. Bracieri da mettere sotto il letto e una madre che spaccava con le mani il ghiaccio che si formava nell'acqua, in camera.
Mi stupisco della genialità del bisogno, dell'inesistenza dello spreco nella nostra povera società contadina: macchine per togliere pelucchi ai maglioni, taglieri bucati per il troppo uso, caschetti tedeschi divenuti orinatoi.
Una camera da letto fra centinaia di orologi e di macchine da scrivere ad angosciarsi di ogni minuto di vita che passa, non uno, ma decine di oggetti simili fra loro, perché ogni graffio ha da raccontare una storia diversa, di una casa diversa, di simili visi sporchi. Il rumore melodioso e leggero di tappi legati a corda di salame che sbattono fra loro a proteggere l'uscio dalle mosche, quello ripetitivo del telaio, il rumore sordo e ritmato della zappa.
E poi centinaia di barattoli e in ognuno di quei barattoli migliaia di piccoli e minuscoli oggetti, uno strofinaccio incorniciato per mostrare il rammendo delle donne, la loro più grande ricchezza, la certezza di essere sposate.
Un non-luogo di ricordo a cui arrivare a piedi, rispettosi e curiosi, rime scritte nel ferro, nella canapa, nelle pannocchie, nel legno. Desiderio intenso di imparare a raccogliere parole e combinarle insieme come Ettore raccoglieva storie di oggetti e delle loro persone, partorendo una meravigliosa poesia di fatica e memoria.

http://www.museoguatelli.it/default.asp

"Io vorrei un museo dall'estremo ieri all'estremo domani"

Se volete passeggiare attraverso i miei occhi nel bosco delle cose fatelo qui

18 commenti:

guccia ha detto...

Dovrò decidermi a comprarmi un secondo cuore, come ho sostituito la memoria col taccuino per i pensieri preziosi che non trovavano più spazio in un cervello abusato, perché tutte queste sensazioni, ormai, traboccano fuori da uno spazio di sentimento troppo stretto.

Gianfranco ha detto...

In una strana associazione di pensieri mi hai fatto tornare alla mente la casa del Cavalier Cammarata, artista naif del Messinese. Morto lui, il suo castello incantato si perde tra la spazzatura, dopo questi esami mi riprometto di andare a vedere cosa sia successo alle mura colorate. Qualcuno aveva cercato di salvarlo...
http://www.flickr.com/photos/tonizancle/1478466566/

Se conoscessimo l'esatta capacità del nostro cuore non saremmo ancora degni di emozionarci...

Franca ha detto...

La memoria è la parte più preziosa per ogni individuo ed ogni popolo.
Chi perde la memoria di sé è destinato a perdersi per sempre

Isabel Green ha detto...

dimostri sempre di avere una sensibilità eccezionale e invidiabile.non cambiare mai!

Associazione ImperiaParla! ha detto...

Bel personaggio. Mi è sempre piaciuto rovistare nelle cose del passato: mi fanno rivivere quei momenti come fosse adesso.

Finazio ha detto...

Resto sempre più impressionato dalla qualità della tua scrittura.

Carlotta ha detto...

Ho una vera passione per le cose vecchie, per le cose conservate, per quelle che hanno una storia che ti rimanda ad altra storia...terrò presente questo posto al mio ritorno..

Ciao

maurob ha detto...

Ti consiglio Psicologia della comunicazione in se veramente interessante come materia, anche se devo dire che dipende molto dal docente.
Va beh sono andato fuori argomento ...

Anonimo ha detto...

volevo passare per un saluto prima di andare a nanna...
ciao, laura

Pepenero ha detto...

uao ma che bel blog nuovo!!!

Isabel Green ha detto...

iniziativa davvero importante sul mio blog per diffondere un’informazione vitale.mi serve anche il tuo aiuto!vieni a vedere.grazie mille!

Chit ha detto...

Un po' la stessa sensazione che provo quando torno a casa dai miei. E' la casa del nonno del 1895 e in soffitta, alla rinfusa (ma il bello è anche cercarseli i ricordi no?) ci sono un po' tutti i passaggi delle generazioni di famiglia. Impossibile non uscirne con la pelle d'oca e gli occhi lucidi. Sono attimi unici e posso ben immaginare cosa possa aver provato là dentro.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Che bell'atmosfera... :) Vorrei tanto avere una soffita :_(
Complimenti per le foto! Davvero belle! ;)Ciao!

Federico

Anonimo ha detto...

Quoto Franca, senza ombra di dubbio.

Anonimo ha detto...

La tua sensibilità è sempre bellissima e sai dare emozioni grandi, Ciao e vieni sempre a trovarci

Anonimo ha detto...

Sei sempre brava e ti leggo molto volentieri. Ricordare è importante e chi non lo fa non ha più gambe per camminare, Giulia

Anonimo ha detto...

Ciao, buon esame, Giulia

Anonimo ha detto...

Ti aspettiamo, auguri... Costanza